È frutto di un percorso di condivisione fatto con una trentina di donne appartenenti a varie realtà ecclesiali di tutta Italia il Manifesto per le donne nella Chiesa recentemente uscito sul sito www.glistatigenerali.com: «Attraverso il metodo della revisione di vita, sperimentato per la prima volta in un gruppo facebook, abbiamo ragionato — spiegano le firmatarie — su ciò che abbiamo vissuto, ma anche su ciò che auspichiamo alla luce della Parola di Dio, ben sapendo di non essere delle teologhe, ma delle semplici donne credenti, che si sentono figlie della Chiesa e sanno di poter parlare a cuore aperto ai propri pastori e a tutta la comunità. Questo documento da un lato riassume ciò che, come donne, abbiamo sperimentato e sperimentiamo nelle comunità cristiane e dall’altro rappresenta una dichiarazione d’intenti riguardo al come vogliamo agire nella Chiesa, più ancora che al cosa fare».
Dopo la pubblicazione, è stata data la possibilità di firmare anche a quanti seguono la pagina facebook del progetto: in un paio di giorni le firme sono triplicate. Evidentemente il messaggio, chiaro e argomentato, ha colto nel segno. Precise sono le richieste che il manifesto avanza. «Chiediamo: rispetto nei confronti del nostro impegno, la possibilità di esprimere un servizio coerente con le nostre competenze e capacità; che i presbiteri ai quali le nostre comunità sono affidate conoscano e apprezzino il femminile, che abbiano un rapporto sano e sereno con le donne, che siano persone psicologicamente mature; che si prenda in considerazione che la ricerca vocazionale femminile ha aperto nuovi e più articolati orizzonti, in una maturazione di prospettive che necessita di attenzioni e risposte; che si riconosca la possibilità per le donne di avvicinarsi al cuore della vita ecclesiale e che si attribuisca il dovuto valore all’autentico desiderio di partecipare a una ministerialità più attiva, compresa quella sacramentale. E che pertanto è legittimo e va nel senso del bene per la Chiesa intera iniziare a concepire risposte concrete in questo ambito. Non siamo dei sostituti d’azione, ma possiamo “inventare” forme nuove che arricchiscono la Chiesa. Non chiediamo posti di potere, ma di essere pienamente riconosciute come figlie di Dio e membri della comunità alla pari degli uomini». Per questo, proseguono le autrici, «siamo pronte a metterci al servizio della Chiesa con tre criteri: Assertività: non temiamo di proporre, di chiedere riconoscimento per ciò che facciamo e portiamo alla comunità; Libertà: il nostro agire non è finalizzato a conquistare posti di prestigio e questo ci mette in condizioni di non ricattabilità; Alleanza femminile: là dove siamo e tra noi scegliamo di essere alleate delle sorelle che incontriamo e soprattutto di non cadere nella rivalità tra donne per ottenere l’approvazione maschile».
Il manifesto così si conclude: «Abbiamo deciso di trovarci tra donne adulte, che hanno vissuto e vivono un percorso di fede per condividere e scambiare e siamo pronte ad accogliere quante decideranno di unirsi a noi. Vogliamo dare un messaggio chiaro sul genere di femminilità di cui riteniamo che la Chiesa abbia bisogno. Vogliamo farci conoscere per testimoniare che nella Chiesa ci sono donne che non si sottomettono e poter così avvicinare anche altre sorelle nella fede che si sentono disorientate da quest’ondata tradizionalista. Non rinunciamo a portare avanti istanze serie e grandi».
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